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martedì 26 gennaio 2021

FARE MEMORIA! RACCOGLIAMO LE TESTIMONIANZE E CREIAMO UN ARCHIVIO DELLA MEMORIA A SANT'ALBINO E SAN DAMIANO!




I testimoni diretti ci stanno lasciando ad uno ad uno. Ora tocca a noi testimoniare.

Sempre più spesso si sente qualcuno che obietta che ormai il fascismo è una cosa del passato e che infondo si tratta di opinioni politiche. Ma il fascismo non è un'opinione. E' un reato che viola la nostra Costituzione. E la nostra Costituzione non è importante perché stilata da chi ha vinto ma perché difende i diritti di tutti e garantisce la convivenza civile fra tutti gli uomini e fra tutti i popoli.

Chi svilisce la Resistenza come qualcosa di superato, come una guerra civile fra fazioni, un derby fra fascisti e comunisti è un ignorante o un manipolatore. 

Alla Resistenza parteciparono uomini e donne di diverse ispirazioni religiose e politiche, accomunati dalla lotta contro l'orrore e la violenza delle dittature. 

Fu la lotta fra umanità e barbarie, fra libertà e oppressione.

Il 27 Gennaio si ricordano le vittime della Shoah che ha sterminato milioni di Ebrei ma anche la deportazione di milioni di uomini, donne e bambini di ogni nazionalità e condizione: oppositori politici antifascisti e antinazisti, omosessuali, Rom e Sinti, operai perseguitati perché sospettati di avere qualche impegno sindacale o semplicemente per aver partecipato ad uno sciopero e migliaia di disabili sterminati perché non corrispondevano ad un aberrante ideale di uomo nuovo coltivato dalle dittature di Hitler e Mussolini.

CQSASD





PER NON DIMENTICARE MAI


DEPORTATI DI SANT’ALBINO E SAN DAMIANO:

(DA UN NOSTRO VECCHIO ARTICOLO)
In occasione del 25 aprile ricordiamo questi deportati. In particolare l'orribile vicenda di Luigi Montrasio, scolpita nella memoria di molti anziani residenti a S.Albino. Anche nella mia famiglia ho sentito raccontare spesso con raccapriccio questa vicenda come evento emblematico di violenza, ingiustizia e disumanità. Oggi 25/4/2017, al Cimitero di Monza, il figlio Renato ("Renin") per la prima volta mi confida che è stato mio padre Renato ("Rèna") ad "obbligarlo" ad andare a Gusen trascinandolo a Milano dal prefetto Nardone che in qualche giorno gli rilasciò l'apposito passaporto.


Se qualcuno avesse altre notizie riguardanti la guerra, la prigionia e la Resistenza ce le faccia avere!
Paolo Teruzzi 


da il Bosco della Memoria
LUIGI MONTRASIO
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Luigi Montrasio e la moglie Adele Montrasio (grazie al nipote Lorenzo Citterio)

Luigi Montrasio - Nato il 23 marzo 1909 a Monza. Residente in via Marco d’Agrate 21 dove viveva con la moglie Adele Moltrasio, il figlio di sette anni e la figlia di cinque. Luigi Montrasio lavorava come falegname modellista alla Caproni aeronautica; venne arrestato per sbaglio, le guardie cercavano un omonimo che abitava solo a cento metri di distanza e lavorava alla Breda. Il figlio ricorda con sicurezza alcuni aspetti del momento dell’arresto:
Mio padre era appena tornato dal lavoro, era sera inoltrata, intorno alle nove perché si recava al lavoro a Milano in bicicletta. Arrivarono alla porta, lo ricordo bene, quattro militi fascisti guidati e comandati da un tedesco delle SS molto giovane ma anche molto duro. Avevano le generalità dell’altro Montrasio dove era evidente la diversa paternità. Il papà protestò con forza evidenziando che lui era figlio di Gerardo, non di quell’altro nome. Alla SS non importava nulla, un Luigi Montrasio doveva prendere e un Luigi Montrasio doveva venire via con lui. Mi aggrappai piangendo alle gambe di mio padre, quasi immobilizzandolo, il rappresentante della razza eletta tedesca mi diede un sonoro calcio nel sedere e dovetti nascondermi sotto il tavolo, avevo solo sette anni. Fu l’ultima volta che vidi mio padre.

Giunto a Mauthausen gli fu attribuita la matricola 59001. Fu anche lui dislocato il 24 marzo a Gusen, in particolare venne assegnato a Gusen II, aperto solo il 9 marzo 1944 per provvedere con i suoi prigionieri allo scavo in località St.Georgen, di uno dei più grandi sistemi sotterranei progettati dai nazisti per impiantarvi i macchinari industriali per la produzione bellica, il B8-Bergkristall-Esche 2 che entrò in produzione alla fine del ’44. I prigionieri giornalmente arrivavano stipati su treni merci e spinti a calci e con ogni genere di vessazione nei cantieri. Le condizioni di lavoro erano terribili, tanto che Gusen II fu chiamato “l’inferno degli inferni”; per i lavoratori alla costruzione del Bergkristall, fra i quali annoveriamo Montrasio, la sopravvivenza media era di quattro mesi. Anche Luigi, infatti, morì molto presto, il 19 maggio 1944.


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