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lunedì 8 settembre 2025

SULLA STORICITA' DI CRISTO (1) Alessandro Barbero - (2) Mauro Pesce)

 


Da un vidoe che presenta una discussione con Alessandro Barbero, Emanuele Rocchetti, Francesca Fanelli e Pietro Sorace sulla reale esistenza di Gesù e sugli eventi della sua vita narrati nei Vangeli.

  • Storicità di Gesù:

 È difficile conoscere molto dei sudditi comuni dell'Impero Romano di 2000 anni fa, anche sui potenti si sa molto ma non tutto. Tuttavia, per una persona come Gesù, un suddito che viveva in una provincia lontana, avere 4-5 testimonianze sulla sua vita e morte scritte entro qualche decennio dai fatti accaduti rende difficile pensare che non sia realmente esistito. Non ci sono altri sudditi dell'Impero Romano su cui si abbiano così tante informazioni. Sebbene non si possa essere sicuri di ogni singolo dettaglio della vita e morte di Gesù finché non emergeranno nuove prove (come lapidi che attestino l'esistenza di figure come Ponzio Pilato, che comunque è confermata da altre fonti) Alessandro Barbero ritiene che sia indiscutibile che Gesù sia esistito e abbia fatto in gran parte ciò che viene raccontato.

  • Le Fonti:

Le fonti principali sulla vita di Gesù sono i Vangeli canonici (Matteo, Luca, Marco e Giovanni), scritti tra il 60 e il 90 d.C., e i Vangeli apocrifi, scritti successivamente e dall'origine più incerta.

Una prima difficoltà nell'usare i Vangeli come fonti storiche è che i loro autori non agivano da storici che confrontano fonti e sollevano dubbi, ma raccontavano i ricordi dei discepoli che per anni erano passati di bocca in bocca, arricchendosi.

Attestazioni non cristiane della storicità di Gesù sono scarse, ma significative. Le più importanti includono:

◦ Publio Cornelio Tacito (negli Annales, ca. 120 d.C.): Commentando l'incendio di Roma del 64 d.C., menziona che Nerone accusò i Cristiani, il cui nome derivava da Cristo, condannato al supplizio sotto l'imperatore Tiberio dal procuratore Ponzio Pilato).

◦ Gaio Svetonio (biografo degli imperatori, ca. 120 d.C.): Nel capitolo dedicato a Claudio, scrive che l'imperatore espulse da Roma i Giudei che, per istigazione di "Cristo", erano causa continua di disordini.

◦ Plinio il Giovane (governatore della Bitinia): In una lettera all'imperatore Traiano (II secolo d.C.), chiede procedure corrette nei confronti dei Cristiani, che non andavano perseguitati d'ufficio ma puniti se denunciati e se non rinnegavano la fede. Questa testimonianza storica suggerisce che il Cristianesimo non avesse un fondamento giuridico come reato, ma i Cristiani erano comunque tenuti d'occhio.

◦ Flavio Giuseppe (storico giudeo, Antichità Giudaiche, ca. 93-94 d.C.): Il passaggio noto come Testimonium Flavianum (libro XVIII) descrive Gesù come uomo sapiente, autore di azioni straordinarie, maestro, il Cristo, crocifisso da Pilato su denuncia dei capi giudei, apparso risorto il terzo giorno.

La testimonianza di Flavio Giuseppe è la più completa ma anche la più controversa. Essendo Giuseppe uno storico giudeo non convertito al Cristianesimo, le sue affermazioni su Gesù sono sembrate "di parte". La scoperta di un codice siriaco nel 1971 suggerisce che il testo originale di Giuseppe fosse più ridotto e che interventi di scribi cristiani nel corso dei secoli abbiano aggiunto passi per far dire a Giuseppe che Gesù "era il Cristo".

  • Il Movimento di Gesù:

Gesù Cristo è descritto come un predicatore.

Era sicuramente qualcuno che voleva introdurre una riforma della religione ebraica e che si opponeva ai poteri costituiti del mondo ebraico dell'epoca (scribi, farisei, sadducei).

Il suo movimento è caratterizzato come non violento, il che lo distingueva da altri movimenti ebraici dell'epoca, alcuni dei quali armati.

Nel contesto dell'occupazione romana, le autorità giudaiche (collaborazioniste) temevano Gesù perché metteva a rischio l'ordine e la tranquillità del popolo.

Gesù era visto come un pericolo non solo dal Sinedrio, ma anche da una parte dello stesso popolo ebraico che poteva reagire violentemente contro chi sovvertiva le regole.

La sua posizione era complessa: contro le élite ebraiche "ellenizzate" (sadducei, secolarizzati) ma anche contro i fanatici dell'interpretazione letterale della legge (come gli zeloti).

  • I Vangeli Canonici vs. Apocrifi:

Molti Vangeli furono scartati dalla selezione per il Nuovo Testamento perché proponevano un'immagine "troppo giudaica" o una visione agnostica/spirituale di Gesù che divergevano dall'ortodossia cristiana.

Il Vangelo di Tommaso, ad esempio, restituisce un'immagine spirituale e mistica di Gesù, non parlando della sua morte e resurrezione ma riportando solo le sue parole.

La selezione dei quattro Vangeli canonici fu una scelta teologica, in cui la Chiesa riconobbe i testi che trasmettevano il "vero insegnamento di Cristo", pur sapendo che contenevano contraddizioni.

Per gli storici, anche i racconti contraddittori e ciò che la gente credeva di Cristo sono interessanti per ricostruire il mondo di quell'epoca.

  • Gli Ultimi Giorni di Gesù:

Secondo i Vangeli, un evento che spinge il Sinedrio contro Gesù è la risurrezione di Lazzaro (narrata solo nel Vangelo di Giovanni). Negli altri Vangeli, l'ira del Sinedrio è motivata dal fatto che Gesù, con tutto quello che fa, allarma i custodi della tradizione.

L'ingresso a Gerusalemme a dorso d'asino, accolto come messia, segna l'inizio dei suoi ultimi giorni.

A Gerusalemme, Gesù si dedica alla predicazione e all'insegnamento nel Tempio, contestando la gestione del culto e l'autorità religiosa.

Un gesto clamoroso è la cacciata dei mercanti dal Tempio, definita "una rivolta" o "rivoluzione" che provoca preoccupazione nel Sinedrio non tanto per il gesto in sé (citato anche nell'Antico Testamento), ma perché Gesù si assumeva un'autorità che non gli era riconosciuta. Questo è ciò che lo rendeva "fuorilegge". L'aggressione al Tempio può essere interpretata in modi stratificati, ma di sicuro colpiva pratiche religiose tradizionalissime (vendita di animali per sacrifici, cambio di denaro).

L'Ultima Cena (giovedì 14 Nisan) è segnata dall'istituzione dell'eucaristia e dal tradimento di Giuda Iscariota.

  • La Figura di Giuda:

La necessità di Giuda per identificare Gesù ai Romani per un compenso di "trenta denari" (considerato un compenso ridicolo, l'equivalente di circa 30 euro) appare storicamente poco plausibile. I soldati del Tempio non avrebbero avuto bisogno di un bacio per riconoscere chi dovevano arrestare.

La figura di Giuda traditore potrebbe essere servita ai Cristiani per diverse ragioni.

Nel Vangelo di Giuda, Giuda è visto come l'apostolo più vicino, consapevole del suo tragico destino, che doveva tradire Gesù perché ciò era necessario per il compimento del disegno divino di redenzione.

Secondo un'altra interpretazione (supportata da Papa Benedetto XVI, Borges, de Quincey), l'identificazione di Giuda come "volgare traditore" è un'operazione "politica" o teologica. Se il suo atto era necessario per il piano divino, non può essere solo un traditore.

Giuda era anche un nome pesante nella cultura ebraica, quasi sinonimo di nazionalità ebraica, il che potrebbe aver giocato un ruolo nella sua rappresentazione.

  • Processo e Condanna:

Gesù viene interrogato prima dal sommo sacerdote Anna, poi da Caifa.

Il Sinedrio lo dichiara reo di bestemmia, imputazione che prevede la condanna a morte.

Tuttavia, il Sinedrio non poteva eseguire la condanna; solo l'autorità romana poteva farlo.

Gesù viene portato davanti al procuratore romano Ponzio Pilato.

Pilato non è inizialmente propenso ad accogliere le richieste del Sinedrio, ma un'accusa che non può ignorare è l'autoproclamazione di Gesù a "Re dei Giudei".

Essere "Re dei Giudei" per i non-cittadini romani era un reato di lesa maestà che comportava la morte per crocifissione.

Pilato non rileva colpe in Gesù, ma i membri del Sinedrio insistono, dicendo che se non lo condanna, "non sei amico di Cesare".

Pilato tenta di liberare Gesù offrendo alla folla la scelta tra lui e Barabba (un ladrone responsabile di omicidio e sedizione), ma la folla sceglie Barabba.

La storia di Pilato che "si lava le mani" e demanda la decisione al popolo è stata considerata verosimilmente inverosimile da storici del diritto, poiché le norme romane non prevedevano che si ascoltassero le voci del popolo. Pilato rappresenta comunque l'Impero Romano che cerca di andare d'accordo con le élite e le popolazioni locali.

L'iscrizione INRI sulla croce ("Gesù Nazareno Re dei Giudei") fu una scelta di Pilato che, involontariamente, riportava il motivo della condanna non come presunzione, ma come fatto.

  • Morte e Risurrezione:

Gesù viene crocifisso e muore circa tre ore dopo.

Viene sepolto da Giuseppe d'Arimatea (membro del Sinedrio) con Nicodemo.

I Vangeli narrano che la tomba fu trovata vuota la domenica mattina.

Romani e avversari dei Cristiani credevano che i suoi amici avessero trafugato il corpo per far circolare la voce della resurrezione.

Secondo i Vangeli, Gesù sarebbe realmente risorto e apparso ai discepoli.

  • Significato Storico:

La vicenda di Gesù e la nascita del movimento cristiano rappresentano una delle grandi svolte della storia umana.

Ha portato al superamento del politeismo che aveva dominato per millenni, favorendo l'affermazione delle grandi religioni monoteiste (Cristianesimo, Ebraismo, Islam) che credono in un unico Dio.

Questo cambiamento radicale proviene dal Medio Oriente, una regione che ha fornito all'umanità innovazioni fondamentali (agricoltura, allevamento, città, monoteismo).

Questi popoli hanno avuto una "forza" che ha cambiato la storia del mondo più di una volta.

In sintesi, la fonte suggerisce che, sebbene i dettagli della vita di Gesù siano difficili da verificare storicamente a causa della natura religiosa delle fonti principali (i Vangeli) e delle incertezze sulle testimonianze non cristiane (come quella di Flavio Giuseppe), l'esistenza di Gesù come figura storica che ha suscitato un movimento religioso e politico e che è stato crocifisso sotto Ponzio Pilato è ampiamente supportata dalle fonti disponibili per l'epoca. La sua vicenda ha avuto un impatto fondamentale sulla storia umana, portando all'affermarsi del monoteismo.

 

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MAURO PESCE

Le metodologie storiche e interpretative impiegate per comprendere la figura di Gesù da Mauro Pesce, storico del cristianesimo e biblista, possono essere così sintetizzate:

Studio dei Testi Originali e Fonti Antiche: L'approccio di Pesce si basa sullo studio quarantennale dei testi del Nuovo Testamento e di altri testi greci e latini.

Consapevolezza della parzialità della ricerca storica: Pesce riconosce che la ricerca storica, pur impegnandosi nel desiderio di essere obiettiva, non produce obiettività assoluta. La visione dello storico è sempre parziale.

Valorizzazione dell'"Ipotesi Illuminante": nonostante la parzialità, anche una visione parziale o un'ipotesi dello storico può essere illuminante.

Importanza dei Luoghi Geografici: Ripercorrere i luoghi dove Gesù ha vissuto e agito (Galilea, Samaria, Palestina) è considerato essenziale per la ricerca storica. Pesce stesso ha vissuto a Gerusalemme e ha visitato il deserto di Giuda.

Analisi Contestuale (Ebraicità di Gesù): L'esperienza diretta dei luoghi e la percezione di una continuità con certi ambienti religiosi ebraici hanno portato Pesce a comprendere e sentire l'ebraicità di Gesù.

Analisi di Esperienze Religiose Chiave: Per mostrare la "straordinaria dimensione religiosa in Gesù", Pesce analizza esperienze specifiche come il battesimo, le tentazioni nel deserto e la trasfigurazione. Egli attribuisce un significato storico all'esperienza delle tentazioni nel deserto, considerandola un'esperienza radicale di Gesù.

Interpretazione delle Narrazioni della Risurrezione: Pesce non mette in dubbio la "felicità" (veridicità nel senso di resoconto di ciò che è stato visto) dei racconti di risurrezione. Osserva che le differenze tra i racconti non sono segno di contraddizioni o falsificazioni, ma piuttosto che sono stati tramandati in modo genuino, con ciascuno che ha raccontato ciò che ha visto a modo suo, senza artifici.

Integrazione della Dimensione Religiosa e Sociale: Pesce interpreta Gesù come totalmente concentrato su Dio e contemporaneamente sui bisogni degli uomini, senza opposizione. Critica le interpretazioni che lo presentano solo "sociale" o solo "religioso", perché per lui Gesù sa tenere insieme l'amore di Dio e l'amore del mondo.

Consapevolezza della Complessità della Figura di Gesù: Pesce riconosce che la figura di Gesù è complessa e deve essere lasciata "sempre superiore ai propri schemi interpretativi". Questo implica un'umiltà metodologica di fronte alla grandezza del soggetto.

Importanza di Comprendere la Tradizione Oltre il Testo Sacro: Pur studiando i testi, Pesce sottolinea la necessità di conoscere anche come questi testi sono stati vissuti e interpretati diversamente nel corso della tradizione.