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mercoledì 13 agosto 2025

MICHEL FOUCAULT, IL CORAGGIO DELLA LIBERTA'

Un pensatore scomodo ma fondamentale per la comprensione della nostra società e dei suoi meccanismi di potere e di controllo.

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Michel Foucault (1926-1984): Pensatore del potere, del sapere e della società

Michel Foucault è stato un filosofo francese che ha approfondito i meccanismi del potere, del sapere e della società. Parte sotto l'influenza dello strutturalismo. Lo strutturalismo è un modo di studiare e capire diverse realtà (come la lingua, la mente, la cultura) concentrandosi non tanto sugli elementi singoli ma sulle relazioni e sulle regole che li legano insieme formando una "struttura". È come se invece di guardare le singole tessere di un puzzle, si guardasse a come esse si incastrano per formare un'immagine complessiva. Tale sguardo poi è attento alla struttura nel qui e ora più che alla sua evoluzione storica.

Lo strutturalismo nasce principalmente nel campo della linguistica all'inizio del Novecento con Ferdinand de Saussure, che ha spiegato che il significato delle parole non deriva dal loro contenuto isolato, ma dalle relazioni che esse hanno con le altre parole all'interno di un sistema linguistico. Questa idea ha ispirato poi molte altre discipline.

Lo strutturalismo è stato ripreso e sviluppato da vari studiosi in diversi ambiti, come l'antropologo Claude Lévi-Strauss, che ha applicato questo metodo per capire le culture; lo psicoanalista Jacques Lacan, che ha usato lo strutturalismo per analizzare la mente e il linguaggio; e il filosofo Louis Althusser, che ha analizzato la società in termini di strutture.

In sintesi, lo strutturalismo è un modo di studiare sistemi complessi concentrandosi sulle leggi e relazioni interne che li tengono insieme, più che sulle singole parti prese isolatamente e/o nel loro sviluppo storico.

Dunque Foucault parte sotto l'influenza dello strutturalismo ma sviluppa col tempo un proprio approccio post-strutturalista, sottolineando come queste strutture siano in realtà mutevoli nel tempo e fortemente influenzate dal potere.


Concetti chiave


  • - Metodologia : Foucault usa un metodo che definisce "archeologico". Indaga l'origine delle regole e delle idee che modellano il nostro pensiero e comportamento, scoprendo strutture invisibili nei processi storici e culturali.
  • - Epistemi : Foucault dice che in diversi periodi della storia le persone hanno avuto modi molto diversi di pensare e capire il mondo, quasi come se ci fossero delle "regole invisibili" che definiscono cosa è possibile sapere e come lo si fa. Queste "regole" cambiano radicalmente nel tempo e lui le chiama episteme .

    Ecco le tre principali:

    1. Prima epoca (fino al 1600 circa) : le persone vedevano il mondo come pieno di segni nascosti e connessioni misteriose. Per esempio, si poteva pensare che una pianta fosse legata alle stelle o che certi simboli raccontassero segreti della natura. Il sapere era fatto di somiglianze e di simboli.

    2. Seconda epoca (dal 1600, con la nascita della scienza moderna) : qui si inizia a pensare in modo più ordinato e razionale. Le parole non sono più legate direttamente alle cose, ma si cerca di classificare e separare bene le cose per capirle meglio. È il periodo in cui nasce il metodo scientifico e si vuole spiegare il mondo con chiarezza e precisione.

    3. Terza epoca (dal 1800 in poi) : in questa fase al centro della conoscenza passa l'essere umano stesso. Si studiano le persone, il loro corpo, la loro lingua, la società con metodi scientifici. Questa è l'epoca delle scienze umane, come la psicologia, l'economia, la sociologia.

    Queste epoche non si sono evolute poco a poco, ma con cambiamenti importanti e veloci, che hanno fatto sì che le persone pensassero in modo completamente nuovo rispetto a prima.

  • - L'uomo come oggetto di studio : nella modernità, l'essere umano diventa soggetto di analisi scientifica (psicologia, sociologia, ecc.), ma resta sempre condizionato da strutture come il linguaggio o l'inconscio, che limitano la sua libertà e consapevolezza.

  • - Microfisica del potere : Il potere non è concentrato nelle mani di pochi, ma è diffuso in tutte le relazioni sociali quotidiane e nelle istituzioni, modellando comportamenti e modi di pensare.

  • - Sapere e potere : Le conoscenze non sono neutrali, ma strumenti attraverso cui il potere definisce cosa è “normale” o “anormale”, includendo o escludendo persone.

  • - Sessualità e controllo : La sessualità è stata regolata e controllata da norme sociali, non semplicemente liberata, con l'obiettivo di dominare le persone.

  • - Biopolitica : Forma moderna di potere che gestisce la vita delle persone (salute, natalità, comportamenti sociali) attraverso la scienza e la burocrazia.

  • - Parresia (coraggio della verità) : Il coraggio di parlare apertamente, anche a rischio personale, come forma di opposizione politica.


- Rapporto con il marxismo

Foucault critica il marxismo tradizionale perché:

  • esso considera il potere come un sistema centralizzato legato alla lotta di classe, mentre Foucault lo vede diffuso in molte forme e relazioni sociali.

  • Foucault rifiuta l'idea (anche marxista) di una storia lineare e progressiva che corre verso un mondo migliore, preferendo una visione di lotte complesse e non lineari.

In sostanza, pur riconoscendo l'importanza di Marx, propone un'analisi più articolata e fluida del potere, che opera ovunque e non solo dall'alto.


- Rapporto con la psicoanalisi

Foucault ha avuto un rapporto complesso e critico con la psicoanalisi:

  • All'inizio, preferiva la psicologia fenomenologica (attenta al singolo fenomeno complesso, al singolo individuo con la sua irripetibile vicenda umana) trovando la psicoanalisi incline a ridurre l'uomo alle sue pulsioni inconsce.

  • Nel suo lavoro, soprattutto in Storia della follia , si allontana dall'antropologia tradizionale e vede il soggetto umano come una costruzione culturale dentro regimi epistemologici (cioè di definizione del sapere "ufficiale") storici.

  • Riconosce però alla psicoanalisi freudiana il merito di aver restituito centralità alla follia e al sogno, dimensioni escluse dalla ragione classica.

  • La psicoanalisi per lui è una “contro-scienza” che mette in luce forze inconsce in grado di influenzare il soggetto, offrendo una nuova dimensione al rapporto tra analista e paziente.

  • Pur critico, Foucault invita a riconoscere il valore della psicoanalisi come pratica di cura di sé e trasformazione del soggetto, più che come scienza umana tradizionale.


domenica 10 agosto 2025

STEFANO MANCUSO: L' INTELLIGENZA DELLE PIANTE


Stefano Mancuso è un neuroscienziato e saggista italiano, nato a Catanzaro nel 1965, considerato il pioniere della neurobiologia vegetale, una disciplina che esplora come le piante, pur senza cervello o sistema nervoso, sono capaci di intelligenza, comunicazione e comportamenti complessi. Oltre a insegnare all'Università di Firenze, ha fondato una start-up dedicata alla biomimesi delle piante e ha collaborato a progetti innovativi come Plantoïd, un robot ispirato alle radici. I suoi libri, pluripremiati e divulgativi, hanno avvicinato un vasto pubblico alla scoperta di un mondo vegetale ricco di vita e risorse intelligenti.

Secondo Mancuso, le piante comunicano e risolvono problemi attraverso un'intelligenza distribuita, basata su segnali chimici ed elettrici che attraversano tutto il loro organismo.

Ecco alcuni esempi affascinanti delle “strategie intelligenti” delle piante, come raccontate da Mancuso:

  • Allarmi chimici sorprendenti: Immagina un pomodoro sotto attacco, che lancia nell'aria messaggi chimici segreti per mettere in fuga i bruchi. Ma non solo: i pomodori inducono questi bruchi a diventare cannibali tra loro, trasformando il nemico in un alleato... contro se stesso!

  • Un sistema nervoso sparso: Anche senza cervello, le piante hanno il loro “cervello diffuso”: segnali elettrici viaggiano velocemente lungo le radici e i fusti, orchestrando risposte immediate a stimoli e cambiamenti nell'ambiente, come vere api operaie di un'intelligenza collettiva.

  • La rete segreta del sottosuolo – Wood Wide Web: Le radici formano una rete sotterranea con funghi amici, scambiandosi risorse, messaggi e aiuti reciproci. Le piante più grandi aiutano le più giovani, quasi come una comunità che condivide informazioni preziose per sopravvivere insieme.

  • Decisioni da esploratrici: Le radici sono esperte nella ricerca di acqua e nutrienti, sanno scegliere la strada migliore e addirittura riconoscono le proprie simili, per evitare lotte inutili e mantenere l'armonia tra vicine di casa vegetali.

  • Difesa cooperativa: Le piante non sono passive: si difendono attivamente, collaborano scambiandosi risorse e adottano strategie di protezione sofisticate contro insetti e animali predatori.

  • Vita sociale alla luce del sole: Alcune piante, come il girasole, mostrano veri comportamenti sociali. Se isolati soffrono e faticano a sopravvivere, segno che la loro esistenza è un gioco di relazioni e scambi.

  • Inganni floreali per l'amore: Le piante usano trucchi sorprendenti per attirare impollinatori: alcune orchidee, per esempio, si trasformano in piccoli artisti dell'inganno, imitando l'aspetto e il profumo di insetti femmina per attirare i maschi.

  • Memoria e apprendimento: Le piante ricordano informazioni e imparano dall'esperienza fatta con l'ambiente, adattandosi in modi sorprendenti pur senza avere neuroni.

  • Trasmissione di saggezza: Le piante mature fungono da antenati saggi, trasmettendo alle nuove generazioni “esperienze” e segnali vitali attraverso le reti di radici e funghi, garantendo così un'eredità di sopravvivenza.

Mancuso invita a proteggere queste straordinarie creature e la loro biodiversità, che rappresentano una risorsa vitale per il nostro futuro. La natura, con le sue "intelligenze verdi", ci insegna a innovare la tecnologia e a costruire un mondo più sostenibile, ispirandoci alle strategie evolute delle piante.

sabato 9 agosto 2025

GUIDO BARBUJANI: SIAMO TUTTI AFRICANI


Guido Barbujani, genetista di fama internazionale nato nel 1955, studia la genetica delle popolazioni e la biologia evoluzionistica, opponendosi al concetto tradizionale di razza umana. È professore ordinario all'Università di Ferrara e ha contribuito a chiarire le origini e la diversità umana grazie all’analisi del DNA antico e moderno.

Nel suo libro e nelle sue conferenze, Barbujani traccia il percorso dall’antica visione creazionista a quella evoluzionistica, dimostrando come l’umanità derivi da antenati africani. Nel contesto paleontologico, sono stati scoperti importanti fossili come l’uomo di Neandertal (Europa) e Homo erectus (Asia), ma Homo sapiens si è evoluto in Africa circa 100.000-200.000 anni fa. Da qui, è partita la migrazione che ha colonizzato il mondo.

Le rotte migratorie fuori dall’Africa sono almeno due e ben documentate: una rotta settentrionale attraverso il Medio Oriente e l’altra meridionale passando per il Corno d’Africa, attraversando il Sud Asia fino all’Australia. I primi esseri umani giunsero in Australia probabilmente tra 65.000 e 50.000 anni fa, affrontando attraversamenti marittimi impegnativi che fanno degli aborigeni australiani tra i primi navigatori della storia. Popolarono progressivamente il continente impiegando migliaia di anni, con uno studio recente che stima circa 6.000 anni per popolare tutta l’Australia partendo dalla regione di Kimberley.

Per quanto riguarda le Americhe, le prime popolazioni umane sono arrivate attraversando probabilmente lo stretto di Bering da Siberia verso Alaska in un periodo tra 20.000 e 15.000 anni fa, probabilmente sfruttando un ponte di terra ora sommerso. Da lì, l’espansione in tutto il continente americano richiese altre migliaia di anni, popolando sia il Nord che il Sud America in un processo graduale e complesso. I tempi e le rotte precise sono ancora oggetto di studi, ma indubbiamente la colonizzazione delle Americhe è stata una delle ultime grandi migrazioni preistoriche.

Barbujani spiega che la genetica moderna ha sfatato il mito delle razze umane biologicamente distinte: il 99,9% del DNA è identico tra tutti gli esseri umani, e la variazione genetica all’interno di qualsiasi gruppo è molto maggiore di quella tra gruppi diversi. Solo una piccola parte delle varianti genetiche è specifica a certe popolazioni, ma queste varianze non supportano l’idea di "razze" separate, bensì evidenziano un continuum geografico di sfumature genetiche.

Sui test del DNA in commercio, Barbujani evidenzia che, sebbene abbiano capacità di indicare alcuni marcatori genetici rari e specifici, la loro scientificità è limitata dal rimescolamento genetico continuo delle popolazioni. Questi test possono fornire indicazioni generiche sulle origini, ma spesso i risultati non coincidono con aspettative storiche o familiari, e la complessità della genetica non consente ancora di tracciare con precisione rigida identità etniche o genealogiche complete. L’interpretazione dei dati deve essere cauta e critica, per evitare malintesi o distorsioni.

Infine, Barbujani illustra la progressione numerica degli antenati nel tempo. Ad esempio, risalendo a circa 300 anni fa (circa 10 generazioni), ogni individuo ha teoricamente 2^10 ossia circa 1.000 antenati diretti, ma di fatto a causa di incroci tra famiglie il numero reale è inferiore. Questo fenomeno amplifica rapidamente la complessità delle origini individuali, mostrando che ognuno di noi è il risultato di una molteplicità di antenati provenienti da diverse popolazioni e luoghi, rinforzando l’idea che le identità biologiche sono complesse e intrecciate.

Un esempio pratico: un numero esponenziale di antenati nel passato remoto evidenzia quanto siamo geneticamente “cosmopoliti” e quanto siano svanite nel tempo le distinzioni rigide tra gruppi umani.


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