Un pensatore scomodo ma fondamentale per la comprensione della nostra società e dei suoi meccanismi di potere e di controllo.
PT
Michel Foucault è stato un influente filosofo,
sociologo e storico francese, nato a Poitiers il 15 ottobre 1926 e morto a
Parigi il 25 giugno 1984. È considerato una delle figure chiave dello
strutturalismo e del post-strutturalismo del XX secolo. Le sue riflessioni sono
ancora oggi oggetto di studio e sembrano aver anticipato problemi attuali nella
politica e nella società.
I concetti
fondamentali del pensiero di Foucault includono:
- Contributo allo Strutturalismo e
Post-strutturalismo: Foucault è spesso annoverato nella corrente dello strutturalismo,
ma per certi versi può essere considerato già un post-strutturalista,
avendo portato le idee strutturaliste alle estreme conseguenze. Sebbene lo
strutturalismo classico rifiutasse l'approccio storico per concentrarsi
sul presente, Foucault contravviene parzialmente a questa regola,
utilizzando la storia con un approccio particolare
- Metodo Archeologico: La sua ricerca filosofica e
sociale, iniziata soprattutto all'inizio degli anni '60, applica un metodo
che lui stesso definisce "archeologico". Questo metodo non mira
a tracciare la storia lineare di fenomeni come la follia o il potere, ma a
risalire alle origini delle strutture che dominano il presente.
L'obiettivo è capire come queste strutture si siano imposte e ci abbiano
permeato, non il loro sviluppo storico. Tra le sue prime opere importanti
con questo approccio figura Storia della follia nell'età classica, pubblicata nel 1961,
dove studia la marginalizzazione dei folli. Questo approccio archeologico,
che lui stesso descrive come un tentativo di comprendere come si siano
originate certe strutture, lo contraddistingue in tutta la sua ricerca.
- Epistemi: Nel suo capolavoro Le parole e le cose, pubblicato nel 1966,
Foucault si propone di analizzare tutta la civiltà occidentale
individuando gli epistemi, o "griglie epistemiche".
Questi sono delle infrastrutture mentali o strutture del pensiero
che caratterizzano un'epoca storica, determinando i modi di concepire il
mondo e la realtà. Foucault ne individua tre che si succedono: quella rinascimentale (dall'inizio del
Rinascimento fino a Cartesio), quella classica
(da Cartesio fino alla fine del Settecento) e quella moderna (dalla fine del Settecento ai giorni nostri).
- La "Nascita" e la
"Morte" dell' Uomo nella Modernità: Per Foucault, l'episteme
moderna segna la nascita dell'uomo come oggetto di studio attraverso le
scienze umane (come psicanalisi, linguistica, antropologia, sociologia).
L'uomo non è più solo soggetto che conosce, ma anche oggetto di studio.
Tuttavia, questa nascita è paradossale: mentre l'uomo pensa di potersi
conoscere e dominare, si accorge di essere in realtà condizionato da
strutture interne (come l'inconscio, secondo Freud) o esterne (come il
linguaggio) che ne annullano la capacità di pieno dominio. L'uomo diventa
"oggetto fondato" piuttosto che "soggetto fondante",
vittima di strutture che lo trascendono. La linguistica, ad esempio, ha
mostrato che è il linguaggio che in
un certo senso "possiede" noi, limitando ciò che possiamo
esprimere e come possiamo pensare. Questo porta a un dubbio radicale sulle pretese dell'uomo di conoscere e dominare
il mondo, scoprendosi invece dominato da qualcosa che lo trascende.
- Microfisica del Potere: Foucault si discosta dall'analisi marxista del potere, che lo vedeva come
una sovrastruttura legata all'economia e detenuto macroscopicamente
dalle classi sociali. Per Foucault, invece, il potere è la vera
struttura della società; l'economia stessa è un effetto del potere. Il
potere è diffuso e microscopico, non è posseduto da una classe o
da un individuo, ma circola e si esercita attraverso una rete di
relazioni. Tutti esercitano e subiscono forme di potere in modi e
misure diverse. Il potere è ovunque: nelle relazioni lavorative,
familiari, sessuali, scolastiche, negli ospedali psichiatrici. Opere come Sorvegliare e punire (1975) e Microfisica del potere (1977) analizzano
questa concezione del potere, mostrando come esso non sia solo coercitivo,
ma anche produttivo, plasmando i comportamenti umani, come nel caso del
Panopticon di Jeremy Bentham. Di conseguenza, la lotta contro il potere
diventa molto più complessa di quanto Marx pensasse, poiché la resistenza
al potere è anch'essa ovunque.
- Sapere è Potere: Il sapere non è mai neutrale o
apolitico, ma è sempre politico. Ogni disciplina e ogni forma di sapere
tende a stabilire delle norme, definendo cosa è vero, giusto, sano o
normale, e cosa non lo è. Facendo ciò, il sapere isola e marginalizza
gli individui che non rientrano in queste norme (ad esempio,
l'omosessualità storicamente considerata una malattia dalla psicologia).
Questo mostra l'inscindibilità tra sapere e potere. Le discipline di
studio, stabilendo cosa è "sano" o "normale", possono
marginalizzare e discriminare, influenzando leggi e pratiche sociali.
- Storia della Sessualità e
l'Ipotesi Repressiva: Foucault analizza la
sessualità come una forma di potere e controllo. Contrariamente
all'idea di una progressiva liberazione sessuale, egli sostiene che il
sesso è stato solo formalmente interdetto e poi "liberato", ma
in realtà è stato incoraggiato e controllato per imporre una
volontà sui corpi e sulla vita affettiva. L'opera La volontà di sapere (1976), parte della
sua Storia della
sessualità, introduce l'ipotesi repressiva: l'idea che una
forma di potere operi apparentemente reprimendo, ma in realtà sollecitando
pratiche sessuali definite patologiche o "anormali". Anche le
attuali "etichette" sessuali, pur sembrando liberatorie, possono
essere percepite come nuove forme di controllo che ci impongono di
definirci per poter essere controllati dal potere.
- Biopolitica: Nelle sue ultime opere,
Foucault introduce il termine "biopolitica" per indicare una
forma di potere che si esercita sulla vita stessa, cercando di
controllare la popolazione e i singoli attraverso scienze come la
demografia, la statistica, la biologia, la criminologia e la sociologia.
Tradizionalmente, il potere si esercitava sulla morte (il potere di
uccidere o lasciare vivere); la biopolitica, invece, è un potere che
"fa vivere e lascia morire", il cui scopo non è uccidere, ma mantenere
in vita e gestire i corpi e le
popolazioni. Foucault la intendeva come una caratteristica pervasiva
delle situazioni ordinarie, non solo di emergenza, manifestandosi nel controllo dei corpi in aspetti
quotidiani e nelle relazioni interpersonali. Questo concetto è
diventato di grande attualità negli ultimi anni, ad esempio nelle
discussioni sulla pandemia e la gestione dei corpi.
- Parresia (Il Coraggio della
Verità): Negli
ultimi anni della sua ricerca, Foucault sviluppa il concetto di parresia,
tradotto come il coraggio della verità. Non si tratta solo di
"dire la verità", ma della pratica del "parlare
vero", che implica la franchezza e l'impegno di chi parla, spesso
a rischio personale. Questo "dire vero" è una qualità della
pratica stessa, un ethos. Si contrappone all'adulazione e
all'inganno. Foucault esplora la parresia socratica e cinica, dove
la vita stessa diventa il terreno di manifestazione della verità, uno
scandalo per l'ordine costituito che richiede un coraggio immenso. Per i
cinici, la vita è la verità stessa quando è vissuta come una pratica di
verità, rifiutando convenzioni e ipocrisie. Il suo ultimo corso al Collège
de France nel 1984, intitolato Il coraggio della verità, approfondisce
questo concetto, vedendo la critica della politica come istituzione e il
passaggio alla parresia etica o filosofica come un atto politico in
sé.
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