statistiche
sabato 30 agosto 2025
giovedì 28 agosto 2025
mercoledì 27 agosto 2025
Il John Fante Festival: Un’Ode alla Letteratura e alle Radici Abruzzesi
John Fante è stato uno scrittore e sceneggiatore statunitense, nato a Denver, Colorado, l'8 aprile 1909. È noto per i suoi romanzi che riflettono le sue origini italo-americane e le sue lotte come artista. I suoi libri più celebri includono "Chiedi alla polvere" e "Aspetta primavera, Bandini". Morì a Los Angeles l'8 maggio 1983.
venerdì 22 agosto 2025
giovedì 21 agosto 2025
ROM E SINTI - ASSOCIAZIONI ED ENTI NAZIONALI ED INTERNAZIONALI
Ecco un elenco di Associazioni ed Enti che si occupano dei popoli Rom, Sinti, Viaggianti, Gitani ecc:
Associazioni ed Enti italiani
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Associazione 21 luglio(diritti dei Rom e Sinti, superamento campi rom)
https://www.21luglio.org -
Kethane – Rom e Sinti per l'Italia
https://www.kethane.org -
Romni Onlus(assistenza alle donne rom; attiva anche a livello internazionale)
https://www.romni.org -
Comunità di Sant'Egidio con i Rom e Sinti
https://archive.santegidio.org/pageID/853/langID/it/La-Comunit%C3%A0-di-Sant-Egidio-con-i-Rom-ei-Sinti.html -
Aizo Rom e Sinti ODV
https://www.aizo.it -
Opera Nomadi (storica associazione nazionale, non trovata pagina specifica ma molto nota)
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Il Paese dei Campi(progetto per superare i campi rom, gestito da Associazione 21 luglio)
https://www.ilpaesedeicampi.it
Associazioni ed Enti internazionali
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ERIAC - Istituto Europeo Roma per le Arti e la Cultura
https://www.cestim.it/03rom_sinti_camminanti.php (riferimento nella descrizione) -
Forum Europeo dei Rom e dei Viaggianti (ERTF)
http://www.associazionethemromano.it/ERTF/attivita.htm -
Centro Europeo per i Diritti dei Rom (ERRC)
https://www.minori.gov.it/it/sitografia-su-rom-sinti-e-caminanti -
La Gypsy Lore Society– Associazione internazionale di studi su popoli Rom e Traveller
https://www.cestim.it/03rom_sinti_camminanti.php (sezione "The Gypsy Lore Society") -
Servizio Nazionale Viaggiatori Casa Cambio (Irlanda)
https://www.cestim.it/03rom_sinti_camminanti.php (tratto da descrizione)
ERNST CASSIRER, UN NEOKANTIANO INNOVATORE
Questo testo è una sintesi tratta da una videolezione tenuta da Ermanno Ferretti (Scrip)
https://www.youtube.com/watch?v=H3FAprH3JlI
Il video è una introduzione al pensiero filosofico di Ernst Cassirer, un importante filosofo neokantiano del Novecento, che merita di essere riscoperto oggi.
Ecco una sintesi dei contenuti principali:
Cassirer visse tra il 1874 e il 1945 attraversando momenti storici cruciali come l'Impero tedesco, la Repubblica di Weimar e l'ascesa del nazismo che lo costrinse a emigrare negli Stati Uniti. Fu un ebreo tedesco e insegnò in varie università, compresa Yale.
Formatosi alla scuola di Marburgo, il suo pensiero è radicato nel neokantismo, una riscoperta critica di Kant che a fine Ottocento e inizio Novecento si opponeva sia all'idealismo che al positivismo. Per comprendere meglio questo contesto, è utile chiarire cosa rappresentavano queste due correnti in filosofia.
L'idealismo, sviluppatosi in particolare con filosofi come Hegel, sosteneva che la realtà ultima fosse di natura spirituale o mentale, e che il mondo fosse in qualche modo “costruito” o spiegato attraverso forme ideali della coscienza o dello spirito. Questa posizione tendeva a mettere l'accento sulla totalità e sull'unità del pensiero e della storia come espressione dello spirito assoluto.
Il positivismo, invece, sviluppato da pensatori come Auguste Comte, si basa sulla fiducia totale nella scienza empirica come unico metodo valido per ottenere conoscenza. Il positivismo riteneva che solo ciò che è verificabile attraverso l'esperienza sensibile e la validazione scientifica fosse reale e conoscibile, escludendo così riflessioni metafisiche o filosofiche non ancorate a fatti empirici. Pur così diverse queste due scuole di pensiero erano accomunate da una fiducia nella possibilità di una conoscenza assoluta della realtà.
Kant, a cui Cassirer si rifà, propone una filosofia critica che inaugura la riflessione sui limiti stessi della conoscenza umana. Per Kant, infatti, la mente non è un semplice ricettore passivo dei dati sensoriali, ma un soggetto attivo che struttura l'esperienza attraverso “forme a priori” della sensibilità (spazio e tempo) e categorie concettuali. La conoscenza non è dunque una semplice copia del mondo, ma il risultato dell'interazione tra le cose (i fenomeni) e le strutture innate della mente. Questo significa che non possiamo conoscere la realtà “in sé”, ma solo come appare attraverso le forme con cui la mente la organizza.
Il neokantismo di Cassirer parte da queste idee per rifiutare sia l'idealismo totalizzante sia il positivismo riduzionista. Cassirer amplia Kant portando la riflessione oltre l'ambito strettamente scientifico, sostenendo che l'essere umano non conosce il mondo solo attraverso categorie logico-matematiche, ma soprattutto attraverso forme simboliche che configurano il senso e il significato della realtà.
La sua opera principale è "Filosofia delle forme simboliche", in cui identifica cinque principali forme simboliche con cui l'uomo dà senso al mondo: linguaggio, mito, religione, arte e scienza. Queste forme sono non solo strumenti cognitivi, ma modi diversi di costruire e interpretare la realtà.
Cassirer sostiene che queste forme simboliche sono strutture mentali universali ma storicamente mutevoli: cambiano con la cultura e con il tempo. Non sono forme a priori fisse e immutabili come ipotizzava Kant, ma si evolvono e si trasformano adattandosi alle nuove esigenze culturali e conoscitive.
La funzione di queste forme è simile: dare ordine, significato, una "forma" al mondo per interpretarlo e viverlo. Ad esempio, il mito e la scienza sono modi diversi, ma strutturalmente equivalenti, di dare senso ai fenomeni. La scienza moderna è la forma simbolica più raffinata in quanto sviluppa metodi più rigorosi e condivisibili per interpretare la realtà.
Un aspetto molto interessante del pensiero di Cassirer riguarda il rapporto con i nuovi sviluppi della scienza del suo tempo, in particolare la rivoluzione scientifica rappresentata dalla teoria della relatività di Einstein e dalla fisica quantistica. Queste teorie avevano messo in discussione la fisica classica e la concezione meccanicistica del mondo, aprendo scenari di realtà molto meno intuitivi e più complessi. Cassirer apprezzò questi sviluppi perché confermavano il limite della nostra conoscenza oggettiva e sottolineavano la necessità di riflettere sui modi in cui le forme simboliche scientifiche (come il concetto di spazio-tempo in Einstein) plasmano la nostra comprensione della realtà. La scienza, dunque, è anch'essa un sistema simbolico in continua trasformazione, che adegua le sue forme simboliche alle nuove evidenze e teorie, senza mai ottenere una conoscenza definitiva o ultima.
Cassirer sottolinea che l'uomo è un "animale simbolico": prima di tutto crea e vive nei simboli, che plasmano il suo modo di vedere e di vivere il mondo. I simboli e le forme simboliche ci precedono, ci calano in un orizzonte culturale da cui non possiamo separarci, eppure possiamo modificarli e trasformarli attraverso la cultura e il progresso.
Il video fa esempi concreti come il mutare del linguaggio e della percezione sociale sull'omosessualità negli ultimi decenni per mostrare come le forme simboliche cambiano con la storia.
Cassirer si contrappose ad Heidegger in un famoso dibattito filosofico: Heidegger cercava la verità ultima al di là di ogni forma e simbolo, mentre Cassirer riteneva impossibile togliersi le "lenti" culturali e simboliche, difendendo invece la conoscenza come forma condivisa, limitata ma efficace. A quei tempi Heidegger in qualche modo prevalse. Ma oggi Cassirer va assolutamente rivalutato.
In sintesi, Cassirer ci invita a comprendere che la realtà che conosciamo è sempre una realtà filtrata e interpretata da strutture simboliche che mutano nel tempo e che sono il frutto di una lunga storia culturale e intellettuale. La sua filosofia continua a influenzare la riflessione contemporanea sulla scienza, il linguaggio, la cultura e la conoscenza umana, e risulta particolarmente attuale oggi, in un'epoca in cui la scienza non è più vista come una semplice descrizione oggettiva, ma come un complesso sistema simbolico in continua evoluzione.
lunedì 18 agosto 2025
ORIGINI DEL DIALETTO MILANESE (E MONZESE) - ETIMI E TOPONIMI DI ORIGINE CELTICA
Il dialetto milanese ha radici linguistiche principalmente nel latino volgare parlato dai Romani in Lombardia, ma presenta un substrato molto marcato di origine celtica. Questo substrato deriva dalle lingue dei popoli gallo-celtici che abitavano l'area prima dell'arrivo dei Romani.
Molte parole del dialetto milanese derivano infatti dalle antiche lingue celtiche e galliche, come "ciapà" (prendere), "forest" (selvatico), "bugnòn" (rigonfiamento) e "arént" (vicino).
Dal punto di vista fonetico, il milanese conserva suoni particolari come la "ü" e la "ö", che sono influenze tipiche delle lingue gallo-celtiche e che non si trovano nell'italiano standard.
Oltre al substrato celtico, il dialetto è stato influenzato dal latino e più tardi da lingue germaniche come il longobardo e il gotico, ma queste influenze non hanno germanizzato il milanese; la struttura rimane soprattutto quella di un idioma romanzo con fondamenta celtiche.
In sintesi, il dialetto milanese è più legato alle lingue celtiche per quanto riguarda il substrato e le caratteristiche fonetiche originarie, mentre la sua struttura grammaticale e lessicale si è sviluppata sul latino volgare con apporti successivi di lingue germaniche. Quindi, pur essendo un dialetto romanzo, conserva un legame linguistico e culturale molto forte con le lingue celtiche antiche presenti in Lombardia prima dei Romani.
Ecco un elenco più completo di parole di origine celtica presenti nel dialetto milanese, raccolte dalle fonti disponibili:
arent (vicino, prossimo)
bricch (dirupo)
bugnón (rigonfiamento, foruncolo, bubbone)
ciappà (prendere)
garón (coscia)
rusca (buccia, corteccia, scorza)
aves (polla sorgiva d'acqua)
cavagna (cesta)
foresta (selvatico, chi viene da fuori)
tripillà (irrequieto)
brüsèl (Bruxelles, “paese delle fate”)
grisù (fuoco, braciere)
màder (madre)
mèrda (escremento)
pas, pàs (passo)
rüscèt (roseto)
tòr (torre)
arimòrtis / arimo (pausa nel gioco)
incœu (oggi)
pàlta (fango)
morigioeù (topolino)
loeùva (pannocchia di granoturco)
baùscia (gonfiarsi)
ganivèll (giovincello)
sgnàppa (grappa)
busècca (trippa)
ragnà (brontolare)
tarlùcch (pezzo di legno, duro di comprendonio)
Inoltre, molti toponimi della Lombardia sono di origine celtica, come Milano (Medhelan, “terra sacra in mezzo alla pianura”), Lecco (da leukos, “bosco”) e Brianza (da brig, “area elevata”).
Ecco alcuni toponimi lombardi di Monza e Brianza di origine celtica con la loro etimologia:
Brianza: deriva probabilmente dal termine celtico brig che significa "colle" o "altura". Il nome potrebbe riferirsi alle alture della zona o ai Briganti, una tribù celtica collegata al luogo. Il termine si rifà anche alla radice celtica brig (altura), indicando montanari o persone provenienti da alture. Brianza potrebbe anche derivare da un generale celtico Brianteo legato all'occupazione della zona nel VII secolo aC
Airuno: da Eburunum (radice celtica non dettagliata nei risultati, ma seguito dell'elencazione di toponimi celtici nella zona)
Lambrugo e Carugo: con desinenza in -ugo , tipico dei toponimi di origine celtica in Lombardia
I toponimi in -ate (come Arlate, Beverate, Cabiate, Casnate, Novedrate) diffusi in Brianza sono di origine celtica e riflettono caratteristiche fisiche del luogo, come il terreno o la vegetazione
Molgora: da celtico MORGA che significa "corso d'acqua" o "confine"
Barro: da radice celtica BAR- che significa "rovo, sterpaglia"
Questi esempi mostrano come i toponimi di Monza e Brianza hanno radici celtiche soprattutto legate a caratteristiche fisiche del territorio come alture, corsi d'acqua e vegetazione. Le desinenze come -ate e -ugo segnalano inoltre la diffusione della lingua celtica nell'area.
Ecco alcuni toponimi della Brianza con la loro origine ed etimologia:
Brianza: Deriva dal celtico brig (colle, altura). Un'altra ipotesi la collega a Brianteo, un generale delle truppe di Belloveso (VII-V secolo aC), o ai Briganti, tribù celtica della zona. Il termine viene anche associato a "altura" o "sporgenza" da brigantia o brigant- nel celtico, cioè "eminente, ascensore", "abitatore dei monti".
Molgora: Corsa d'acqua dal celtico MORGA, che significa "corso d'acqua" o "confine".
Adda: Nome preromano, latino Adua, dal greco Adouas, di origine incerta ma probabilmente antica.
Lambro: Dal termine celtico LAM-, che indica "palude", ed è un idronimo preromano.
Barro: Il nome di un monte, derivato da BAR-, che significa "rovo, sterpaglia".
Altri esempi di suffissi comuni nei nomi dei luoghi in Brianza:
-ago : di origine celtica.
-ano : da desinenza aggettivale latina -anus/-a/-um, indica proprietà.
-asco : potrebbe derivare dal latino -aticus o dal germanico -isch , indicando possesso.
-ate : di origine celtica.
-engo : da germanico-longobardo, indica appartenenza.
Nomi in -sone o -one da celtico “son” che significa palizzata o fortificazione.
-usco : potrebbe indicare origine ligure o dall'antico celtico lucus (bosco sacro).
Nomi che iniziano con Li- possono ricollegarsi all'antico celto-ligure con significato di "popolo".
Alcuni paesi briantei derivano da caratteristiche ambientali, come Airuno da EBURUNUM (origine celtica).
Questo quadro mostra come la toponomastica della Brianza riflette molte influenze celtiche, preromane, latine e germaniche, legate alla natura del territorio, insediamenti e popolazioni che si sono succedute nel tempo.
Relazione fra le lingue celtiche parlate in Brianza in epoca preromana e altre lingue celtiche
Le lingue celtiche parlate in epoca preromana nella Brianza appartenevano al ceppo del celtico continentale, un ramo delle lingue celtiche derivate dal proto-celtico o celtico comune. In particolare, nella zona della Brianza e in gran parte dell'Italia settentrionale, erano presenti popolazioni celtiche che parlavano vari dialetti del celtico continentale come il gallico e i suoi parenti stretti, come il lepontico.
Le lingue celtiche continentali erano diffuse in un ampio territorio che andava dalla Francia fino all'Italia settentrionale e fino alla Turchia (Galazia), mentre le lingue celtiche insulari, come il gaelico irlandese, scozzese, e il bretone (quest'ultimo arrivato in Bretagna dalla Gran Bretagna), si sono sviluppate in tempi successivi e in regioni distanti come l'Irlanda, la Scozia e la Bretagna in Francia.
Quindi, il celtico parlato in Brianza in epoca preromana è distinto dalle lingue celtiche insulari odierne come il galiziano, il bretone, il gaelico scozzese e l'irlandese, perché appartiene al gruppo delle lingue celtiche continentali, estinte oggi, che erano linguisticamente differenti ma con una radice comune nel proto-celtico. Le lingue insulari si sono sviluppate e separate più tardi e presentano caratteristiche evolutive diverse rispetto al celtico continentale della Brianza.
In sintesi:
Il celtico parlato in Brianza era una lingua celtica continentale (come il gallico).
Il galiziano è una lingua celtiberica (lingue celtiche della penisola iberica).
Il bretone, gaelico scozzese e irlandese appartengono alle lingue celtiche insulari (goidelico e brittonico).
Tutte queste lingue derivano dal proto-celtico, ma si sono evolute separatamente in diverse regioni d'Europa.
Questa relazione indica origini comuni ma sviluppi linguistici distinti tra il celtico continentale parlato in Brianza e le lingue celtiche oggi parlate in aree come Irlanda, Scozia, Bretagna e Galizia.