Come nasce la bibliotecaL'idea di una biblioteca aperta al pubblico comincia ad apparire realistica ai sottoscrittori della Fondazione Lewin, che già possedeva una cospicua raccolta di testi riguardanti la Shoà, quando ha ricevuto in eredità da uno dei suoi fondatori, Gino Bianco, giornalista e militante socialista, gran parte della sua biblioteca di cultura politica, l'archivio personale, comprensivo di moltissimi documenti riguardanti il laburismo inglese e l'Internazionale socialista, una raccolta molto importante di manoscritti, tuttora inediti, di Andrea Caffi (intellettuale e militante socialista libertario, tanto importante quanto misconosciuto; conobbe le carceri zariste, leniniste e naziste); circa 200 numeri di Giustizia e libertà settimanale, degli anni della guerra di Spagna. Altro incoraggiamento a credere nel "progetto biblioteca" ci è venuto quando Miriam Rosenthal Chiaromonte, entusiasta del "progetto", ha donato alla futura biblioteca la collezione di Politics, la rivista americana su cui scrivevano, fra gli altri, Simone Weil e Albert Camus, e una raccolta di libri appartenuti ad Andrea Caffi; e quando ha voluto lasciare in eredità alla Fondazione una parte consistente della biblioteca appartenuta a Nicola Chiaromonte.
L'emeroteca digitaleNel tempo la biblioteca ha ricevuto altre importanti donazioni di libri di storia e cultura politica (oggi circa 10000 volumi) e, soprattutto, di collezioni di riviste, in particolare di fine Ottocento, riguardanti gli albori del socialismo, e di quelle nate durante la lotta di liberazione dal fascismo e nel dopoguerra. L'impegno più importante degli attivisti della biblioteca riguarda la digitalizzazione e la messa in rete qui su bibliotecaginobianco.it di queste riviste.
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