
Williams ha scritto solo quattro romanzi (tra l’altro del suo primo, col senno di poi, non fu mai orgoglioso), con ambientazioni e temi molto diversi tra loro.
"Stoner" deve il suo titolo (proposto a Williams dall’editore) al cognome del protagonista, William Stoner: è il racconto della sua vita, dalla nascita nel 1891 alla morte nel 1956.
Vita assolutamente ordinaria di un uomo, di umilissime origini, che viene iscritto alla facoltà di agraria dal padre contadino con grandi sacrifici economici della famiglia e, scoprendo un improvviso e inaspettato amore per la letteratura che gli si rivela a lezione in una scena descritta come un’epifania, diventa professore universitario.


In realtà questo parallelismo, e Stoner lo scopre presto, non sta in piedi, perché anche l’università è un sistema, e un sistema dove entra la corruzione. Anche lui, volente o nolente, appartiene al mondo.


È l’incarnazione dell’amore per la letteratura, “per il mistero della mente e del cuore che si rivelano in quella minuta, strana e imprevedibile combinazione di lettere e parole di neri e gelidi caratteri stampati sulla carta”.
E questo amore lo incarna all’ennesima potenza nella descrizione della sua fine. Emozionante e commovente da brividi.
PS. Mi verrebbe da ringraziare @Giulia Ciarapica e il webinar di Writers and Readers in occasione del quale ho sentito parlare del romanzo in termini entusiasti e mi ha ispirato talmente tanto che il giorno dopo sono corsa a comprarmelo!
E mi verrebbe anche da dedicare il libro a tutti i professori, ai bravi professori (non tutti, ovviamente!) che ho avuto e a tutti gli insegnanti che fanno il loro lavoro per passione 
